LE RIME
All’interno delle Rime sono state fatte confluire tutte le liriche di Dante non comprese nella Vita nova o nel Convivio,
e riunite secondo determinati nuclei tematici che evidenziano un diverso stile poetico dell’autore: abbiamo così le ‘liriche giovanili’ che
si richiamano a Guittone d’Arezzo, quelle ‘stilnoviste’ il cui modello è rappresentato da Guinizelli e Cavalcanti, le ‘rime nove’ che presentano
un allontanamento dal modello stilnovistico, le liriche della tenzone con Forese che si richiamano alla poesia comico-realistica,
le canzoni dottrinali e, infine, le così dette rime ‘petrose’ caratterizzate dall’asprezza dello stile e dedicate alla crudele donna Pietra.
VITA NOVA
Databile tra il 1294 e il 1296 la Vita nova è un prosimetro dove, all’interno dei 42 capitoli di cui è composta (o 32 secondo l’edizione di Guglielmo Gorni),
si alternano 31 liriche. L’opera, di soggetto autobiografico, ruota attorno alla figura di Beatrice e all’amore che Dante ha nutrito nei suoi confronti, dal primo
incontro alla mirabile visione che convincerà il poeta a parlare della donna amata come mai è stato fatto da alcun uomo.
CONVIVIO
Scritto tra il 1304 e il 1307-8, dei 15 previsti dall’autore, il Convivio si compone di soli quattro trattati: il primo introduttivo e i restanti scritti
in forma di prosimetro. Vero e proprio trattato di filosofia, il Convivio viene da Dante scritto in volgare affinché di esso ne possano usufruire tutti
coloro che, pur essendo desiderosi di sapere, non possono avvicinarsi alla cultura dei dotti. I temi di cui trattano i commenti alle canzoni sono l’amore per la
Filosofia, la felicità che questa dona agli uomini e, infine, la natura della nobiltà.
DE VULGARI ELOQUENTIA
Rivolta a un ristretto gruppo di intellettuali, questa opera che esalta, come lingua comune, l’uso di un volgare illustre, viene da Dante scritta in latino.
Il De vulgari eloquentia è stato scritto tra il 1303 e il 1305 e, come il Convivio, è un’opera incompiuta in quanto si ferma al capitolo XIV
del secondo dei quattro libri di cui doveva essere formato.
DE MONARCHIA
Scritta in latino, questa opera che fu posta all’indice dalla Chiesa, è il trattato con il quale Dante espone la sua dottrina politica relativamente alla necessità
di un potere temporale appannaggio dell’Impero e non del potere ecclesiastico. Ancora aperta la data della sua composizione: il riferimento interno al testo al
Paradiso ha fatto ritenere che il trattato sia stato scritto tra il 1313 e 1318 o addirittura tra il 1320 e il 1321; supponendo invece che il riferimento
sia stato dall’autore aggiunto posteriormente, è stata avenzata l’ipotesi di una stesura avvenuta in occasione della discesa in Italia dell’Imperatore Arrigo VII,
tra il 1311 e il 1313.
LE EPISTOLE
Delle innumerevoli epistole scritte da Dante, che il Filelfo dice di avere personalmente avute sotto mano, solo tredici sono giunte fino a noi. Tra queste, la più
importante è l’epistola XIII con la quale Dante dedica la terza Cantica della Commedia a Cangrande della Scala e che illustra il soggetto del poema
(l’anima dell’uomo dell’aldilà) ed il suo scopo (indicare al genere umano la via dell’eterna felicità).